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Fare Villano

Ho appena visitato uno studiò in Rue Mouffetard, carino, ma l’agente puzzava di vino ed aveva un fare villano. Non c’entrerà nulla, ma io in certe cose sono vecchia maniera.

Guardo i negozi mentre vado al metrò, sto cercando un’essenza per un’amica della mamma.
Mi lascio portare tra marciapiedi e passanti. Non ho gli occhiali, quasi mi confondono le prime luci di Natale.
Esco da un spaccio di prodotti tropicali, fuori ci sono Parigi e l’inverno.
Inizia a far freddo. E’ il tramonto e il fiato condensa: è già periodo di te e di pomeriggi passati a sognare.
Ho voglia di favole e di cibo cinese.
Entro a casa e ritrovo il mio canestro di pere e limoni: è mio perché l’ho fatto io, e perché sono stata io al mercato questa mattina.
E’ buffo vivere soli. Si impara a dar meno quotidianità per scontate. Ci avete mai pensato voi, prima di viver soli, a chi riempiva i cesti di frutta?
Il microonde mi chiama, è pronta l’acqua per la prossima tazza. Bevo un té orientale comprato da un mercante di spezie a qualche strada da casa. Si raffredda mentre scrivo. Non importa.
Quando sono uscita dal metrò Sevres-Babylone, poco fa, ho sentito odore di salsiccia e cipolle, intorno a me gente a frotte, carte per terra e bandiere semi-arrotate.
Era la fine di una manifestazione del partito comunista francese, persone vestite di rosso che stridevano un po’per le strade eleganti di questo quartiere. Sono passata attraverso la folla di gente e l’olezzo di fritto, veloce verso la piccola strada di casa : isola quieta.
Uno dopo l’altro ho passato i negozi di cui ormai conosco a cuore le vetrine, le sale da té illuminate, il profumo di mela e di caramello.
Digicode X258. Una porta immensa per una casa minuscola.
Ed eccomi qui.

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