Valigia : un’immensa sacca nera con le rotelle consumate. E’ la borsa dei viaggi. E’ una speciale. Lo e’ dal 99, quando partii, a 17 anni, a scoprire che anche l’America finiva nel mare.
L’ho usata questo agosto per un giro in barca alle Withsundays. Lo skipper filosofeggiava che il mondo e’ fatto d’acqua. “Sail it, babe!”
Ed eccomi, con questa grande valigia a navigare un altro pezzo di mondo.
Eccomi, con questa immensa valigia a lasciare Parigi e a sapere che mai potrò portare via tutto. Come si fa a portar via Parigi?
E la riempio e c’infilo il possibile e non mi basta mai.
Non basta e non basterà comprimere decine di paia di scarpe, di jeans, di magliette, di sciarpe. Non serve e non servirà, perché non e’ questo che mi mancherà, una volta lontana.
Ho creduto per tanto di essere legata a certe cose materiali, amavo la mia vita, i sui agi e certi piccoli vizi. Ma sono le inezie impalpabili che l’hanno resa magica in questi anni. Sono le luci che si accendono, quando il sole inizia a tramontare, sono le biciclette scassate a cui i ciclisti romantici legano un fiore, sono le inflessioni vocali di una lingua che canta, le albe strappate, le notti bianche, le note suonate per strada. E’ l’ombra di Saint Germain des Pres sul marciapiede che non potro’ portare via. E’ il sorriso composto del pittore indiano che non mi dira’ piu’ buonasera, e’ la pace di certe librerie, il silenzio di certe biblioteche, e’ il sorriso dei miei amici, quando faccio una cazzata, e’ aprire un portone e sentirmi a casa…
L’ho usata questo agosto per un giro in barca alle Withsundays. Lo skipper filosofeggiava che il mondo e’ fatto d’acqua. “Sail it, babe!”
Ed eccomi, con questa grande valigia a navigare un altro pezzo di mondo.
Eccomi, con questa immensa valigia a lasciare Parigi e a sapere che mai potrò portare via tutto. Come si fa a portar via Parigi?
E la riempio e c’infilo il possibile e non mi basta mai.
Non basta e non basterà comprimere decine di paia di scarpe, di jeans, di magliette, di sciarpe. Non serve e non servirà, perché non e’ questo che mi mancherà, una volta lontana.
Ho creduto per tanto di essere legata a certe cose materiali, amavo la mia vita, i sui agi e certi piccoli vizi. Ma sono le inezie impalpabili che l’hanno resa magica in questi anni. Sono le luci che si accendono, quando il sole inizia a tramontare, sono le biciclette scassate a cui i ciclisti romantici legano un fiore, sono le inflessioni vocali di una lingua che canta, le albe strappate, le notti bianche, le note suonate per strada. E’ l’ombra di Saint Germain des Pres sul marciapiede che non potro’ portare via. E’ il sorriso composto del pittore indiano che non mi dira’ piu’ buonasera, e’ la pace di certe librerie, il silenzio di certe biblioteche, e’ il sorriso dei miei amici, quando faccio una cazzata, e’ aprire un portone e sentirmi a casa…
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