E’ periodo di saldi, la gente si accosta a vetrine illuminate sino a tardi, la sera.
Non ho voglia di entrar nei negozi, l’armadio straripa. Dovrei iniziare a mettere tutto quello che già ho, invece sono pigra: jeans e via.
Penso tra me, divertita dai colori e dal frastuono...in una bolla.
E’ piacevole questa passeggiata verso casa, mi rilassa dopo una giornata un po’ dura.
Mani in tasca, salgo una scala, in cima c’è un cane, siede accanto a un paio di Dokers blu. Gli sorrido e sento dir da più su: “Il est beau, n’est pas?”.
Cintura, camicia, giacca di velluto slacciata, una sciarpa mal messa, la barba non fatta. Un sorriso non male si chiude sul “…pas”.
Capo e piedi: lo sguardo sognante e le scarpe impolverate di chi ha trascorso un pomeriggio a leggere ai giardini del Lussemburgo.
"Oui, il est beau".“Il est beau comme vous, Mademoiselle”.
Merci...abbozzo un sorriso, abbasso la testa, tiro dritto per la solita strada e penso di aver bevuto davvero troppo ieri sera.
Camminando verso il portone, cedo il passo a un ragazzo carino: in una mano una shopping di Ferragamo, nell’altra mano, la mano di un uomo.
Ci sta. Ci sta senza problemi in questa città. Di istituzioni e trasgressioni, di medici e drogati, di scienziati e di poeti, di mediocri e di eccezioni…
Parigi un po’ signora e un po’ puttana, lascia intravedere dalle finestre scostate gli interni eleganti di case incantate, si nega dietro tende di velluto pesante, calze smagliate, infilate alla svelta come un’amante, ammicca da specchi smaltati, si finge ignara di sguardi di passanti curiosi, meno fortunati.
"..Un poème, volez vous l’acheter un poème...? Je vend la poesie, ahhh, la poesie…ca vaut au moins le prix d’un sandwich!" Ripete in loop un vecchio all’uscita del metro.
E’ donna dalla testa ai piedi, dalle vetrine affollate alle finestre accese degli ultimi piani, lo è nelle strade sinuose, nei caffé rinomati, nelle bettole buie e mal frequentate.
Cappello di piume, un rossetto sbavato, la neve inattesa, nevrosi viziata, un bordello, una chiesa. Non cambierà mai.
Il suo aspetto brillante, il suo lato nascosto, i cassetti segreti di esistenze ignorate, i forzieri dorati di vite bruciate. Droghe e profumi, fumo e cannella, l’assenzio ed i tè, le terrazze dei sui mille caffé…
Non ho voglia di entrar nei negozi, l’armadio straripa. Dovrei iniziare a mettere tutto quello che già ho, invece sono pigra: jeans e via.
Penso tra me, divertita dai colori e dal frastuono...in una bolla.
E’ piacevole questa passeggiata verso casa, mi rilassa dopo una giornata un po’ dura.
Mani in tasca, salgo una scala, in cima c’è un cane, siede accanto a un paio di Dokers blu. Gli sorrido e sento dir da più su: “Il est beau, n’est pas?”.
Cintura, camicia, giacca di velluto slacciata, una sciarpa mal messa, la barba non fatta. Un sorriso non male si chiude sul “…pas”.
Capo e piedi: lo sguardo sognante e le scarpe impolverate di chi ha trascorso un pomeriggio a leggere ai giardini del Lussemburgo.
"Oui, il est beau".“Il est beau comme vous, Mademoiselle”.
Merci...abbozzo un sorriso, abbasso la testa, tiro dritto per la solita strada e penso di aver bevuto davvero troppo ieri sera.
Camminando verso il portone, cedo il passo a un ragazzo carino: in una mano una shopping di Ferragamo, nell’altra mano, la mano di un uomo.
Ci sta. Ci sta senza problemi in questa città. Di istituzioni e trasgressioni, di medici e drogati, di scienziati e di poeti, di mediocri e di eccezioni…
Parigi un po’ signora e un po’ puttana, lascia intravedere dalle finestre scostate gli interni eleganti di case incantate, si nega dietro tende di velluto pesante, calze smagliate, infilate alla svelta come un’amante, ammicca da specchi smaltati, si finge ignara di sguardi di passanti curiosi, meno fortunati.
"..Un poème, volez vous l’acheter un poème...? Je vend la poesie, ahhh, la poesie…ca vaut au moins le prix d’un sandwich!" Ripete in loop un vecchio all’uscita del metro.
E’ donna dalla testa ai piedi, dalle vetrine affollate alle finestre accese degli ultimi piani, lo è nelle strade sinuose, nei caffé rinomati, nelle bettole buie e mal frequentate.
Cappello di piume, un rossetto sbavato, la neve inattesa, nevrosi viziata, un bordello, una chiesa. Non cambierà mai.
Il suo aspetto brillante, il suo lato nascosto, i cassetti segreti di esistenze ignorate, i forzieri dorati di vite bruciate. Droghe e profumi, fumo e cannella, l’assenzio ed i tè, le terrazze dei sui mille caffé…
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